martedì 23 aprile 2013

Nargess Fashion Design - Il sano "narcisismo" di Venere

"Venere allo specchio"- Velasquez 1650
Nargess Fashion Design di Locarno 
approda anche su Facebook
e si affida al team di 
Studio Logos in Progress

Quando ho incontrato Sabrina Rovati Khatir mi ha colpito subito come riuscisse a tenere in armonia la sua figura esile, delicata, quasi eterea con idee sulla moda e il fashion design assolutamente coraggiose ed improbabili; il corpo di una donna non è mai ideale, perfetto, magro e filiforme, come ci viene esibito costantemente ed ostinatamente dalla pubblicità, dalla tv e dai media in genere, il corpo di una donna è affascinante proprio perchè reale nelle sue forme, nelle sue rotondità, nelle sue imperfezioni.
"...Seno, vita, fianchi sono l'universo attorno al quale mi muovo e mi oriento quando penso ad un abito. Poi vengono i colori e i tessuti sempre di alta qualità che devono servire e assecondare la forma e le linee." Il pensiero che Sabrina Rovati Khatir dedica a tutte le donne è proprio quello di apprezzarsi, piacersi e amarsi.
Da qui la scelta del nome Nargess, parola di orgine persiana che significa narciso, il nome ideale per identificare le proprie creazioni: abiti pensati per innamorarsi della propria immagine, come fece Narciso con la sua.

Ho amato subito questa sua visione onirica in cui il narcisimo si spoglia di qualsiasi contenuto negativo e in cui il vanitoso Narciso lascia il posto ad una Venere meno ossessiva, e piu' sicura di sè.
Del "narcisista" si pensa con superficialità ad una persona vanitosa, egocentrica e distante dagli altrui problemi; in realtà ha un atteggiamento umano, che può essere normale e necessario come qualsiasi altro comportamento che non trascenda in forma ossessiva. In che modo può rivelarsi utile il “narcisismo privo di esasperazione"? Ci può rendere autonomi e capaci di stare bene con noi stessi, e di conseguenza con gli altri. Ci aiuta ad avere una personalità unitaria e integrata, non priva di autostima e sicurezza, il cui indubbio fascino è implicito invito ad identificarsi con essa.Le donne di Sabrina Rovati Khatir sono Veneri,cariche di femmilità e spontaneità, libere da qualsiasi clichè dettato dai guru dell'alta moda, sono donne uniche e reali al tempo stesso. 
Seguite le collezioni e i lavori di Sabrina Rovati Khatir sul sito www.nargess.net e sulla sua fan page aziendale

 

di Maria Rosaria Iglio
Communication Director
Studio Logos in Progress

venerdì 19 aprile 2013

Lo Spot dedicato alla Malattia di Wilson - Quando comunicazione e sensibilizzazione passano attraverso il "silenzio".

guarda lo spot

Silenzio - denuncia 
e call to action
E' risaputo, soprattutto tra gli addetti ai lavori, che ben il 55% della comunicazione passa attraverso il canale non verbale, chiamato anche linguaggio del corpo: comprende i movimenti del corpo, del volto, degli occhi, l’atteggiamento, la prossemica, l’aspetto, la postura. I gesti che effettuiamo comunicando possono rappresentare: accompagnamento alla parola, per enfatizzare, sottolineare; possono essere simbolici, regolatori, per manifestare attenzione o distacco; emotivi.
Il silenzio è assenza di parole, ma è un modo strategico di comunicare, il suo significato varia con le situazioni, le relazioni e la cultura di riferimento.
Si insegna che nella comunicazione possiamo distinguere due significative forme di silenzio:
il silenzio-risorsa: funzionale e utile per la comunicazione e la relazione. Può avere una funzione riflessiva, cioè si sta in silenzio perché si raccolgono idee, si elaborano dati, si riflette;può avere una funzione difensiva, cioè si tace per non aggravare un problema di relazione;
il silenzio-arma: non è funzionale alla relazione, ma ha per bersaglio figure percepite come avversarie, e si utilizza il silenzio nei loro confronti per indurre nell’altro sensi di colpa o per marcare l‘inferiorità dell’altro.
Credo che con la campagna di sensibilizzazione verso la malattia di Wilson, il silenzio assuma una terza connotazione, quella di silenzio-denuncia, funzionale ad un presa di coscienza, quella di non sapere, di ignorare e soprattutto funzionale ad una presa di coscienza condivisa che porta inevitabilmente ad un'azione: informarsi.
Una call to action del tutto efficace e persuasiva.
 Lo spot è stato realizzato da Fox4Dev, la struttura per lo sviluppo sostenibile creata da Fox International Channels Italy, che ha messo a disposizione dell'Associazione Nazionale Malattia di Wilson la professionalità e la capacità comunicativa del gruppo Fox, aiutando l'associazione a realizzare una campagna di comunicazione volta alla realizzazione di un progetto di sensibilizzazione e fundraising presso l'opinione pubblica.



giovedì 18 aprile 2013

The World of Mad Men in 2013

Don Draper vs Oliviero Toscani
di Studio Logos in Progress

Conoscete Don Draper, Betty Draper, Peggy Olson?  Sono i protagonisti di Mad Men, una serie televisiva statunitense prodotta dal 2007.
Ideata da Mattew Weiner, la serie utilizza il mondo pubblicitario di New York degli anni sessanta come specchio per raccontare i grandi cambiamenti avvenuti nella società americana durante il decennio. Incedere cinematografico, cura maniacale per i dettagli e dosi sproporzionate di stile e bravura sono gli ingredienti che hanno trasformato le vicende dei pubblicitari di New York in un "autentico cult della televisione via cavo nell'era di internet."

Perchè ne parlo? 
Beh, a parte l'inevitabile fascino di un mondo fatto di pubblicitari, passioni e sfide, qualcosa di piu' ha attirato la mia attenzione. 
Navigando tra siti, blog e portali ho trovato un lavoro molto interessante: come dice il titolo di questo post, qualcuno ha voluto dedicare un omaggio alla nota serie televisiva ipotizzando quali sarebbero nel 2013 gli oggetti e le icone simbolo del mondo di Mad Men. Il risultato è assolutamente interessante e appassionante.  


Il lavoro è stato svolto da un' equipe d'eccezione: i creativi del sito Shutterstock, che hanno così individuato come  sarebbe l'equivalente della serie ai giorni nostri. Dal 1963 al 2013 come sono cambiati gli strumenti della pubblicità e della comunicazione?
Soprattutto quali sono gli oggetti simbolo che caratterizzano il lavoro nel terzo millennio?
Ce lo dicono attraverso le loro originalissime immagini.

Naturalmente, non ho voluto essere da meno e metterci qualcosa di mio: chi sarebbe per me oggi un reale Don Draper? 
L'eccentrico, geniale e trasgressivo Oliviero Toscani. 

Potete vedere tutte le altre immagini su Fubiz

mercoledì 10 aprile 2013

Makr Shakr il barman robot contro l'affascinante barman Tom Cruise - A voi la scelta

Settimana del Design a Milano
Robot prepara Cocktail in Galleria 



Si chiama Makr Shakr ed è stato creato dalla Carlo Ratti e Associati. Fino al 14 Aprile, in Galleria a Milano, chiunque potrà ordinare un cocktail a scelta, di propria invenzione e  il barman robot ne miscelerà con meccanica precisione tutti gli ingredienti. Come sarà possibile? Basterà comunicargli tramite una app il cocktail desiderato.
«Le tecnologie digitali stanno modificando le interazioni tra le persone e gli oggetti», spiega Carlo Ratti. «Con il progetto Makr Shakr vogliamo dare la possibilità alle persone di ideare gli ingredienti dei propri drink, di provarli e condividerli con gli amici». Un divertissment molto sofisticato che resterà installato in Galleria fino a domenica 14 aprile."
 Ora, è innegabile il fascino che esercita tale creazione sugli amanti della tecnologia e sicuramente ha colpito anche noi di Studio Logos in Progress, ma una riflessione ci viene comunque spontanea: quanto è piu' affascinante girare tra bar, locali notturni, discoteche e farsi servire cocktail mai uguali.
Vi è mai capitato di bere un Negroni esattamente identico ? 
Il fascino sta proprio qui, nella creatività e nell'originalità di ogni barman. E poi volete mettere, ma quanto sia piu' interessante farsi preparare cocktail, bevande e caffè da affascinanti barman? :)
Makr Shakr segna sicuramente un nuovo punto nel percorso dell'evoluzione tecnologica, quindi non possiamo che complimentarci con i suoi creatori, ma per noi che abbiamo fatto dell'Improbabile come sfida il nostro slogan e la nostra filosofia, la grande sfida è quella di salvaguardare creatività, passione e improbabilità nel lavoro e nelle azioni della quotidianità.

martedì 9 aprile 2013

NAVIGAZIONE 2.0 - OGNI UTENTE, UN SOGGETTO PROATTIVO


Navigazione 2.0
 Non piu' un concetto di esclusiva comprensione per addetti ai lavori. Se il popolo dei navigatori agli albori dell'era Internet era costituito esclusivamente da tecnici, informatici e programmatori, con l'evoluzione del web e delle sue applicazioni ha visto la trasformazione del proprio tessuto connettivo: oggi, come in un vasto oceano sconfinato, chiunque può utilizzare Internet  "navigando" alla ricerca di informazioni e notizie.
In realtà bisogna fare ben attenzione, perchè il  "nuovo popolo di navigatori" che anima il mare virtuale per quanto eterogeno nelle sue caratteristiche di genere, di appartenenza sociale, di convinzione politica, razza ecc. è accomunato da un'unica cultura, un'identica filosofia, un medesimo comportamento, quello dell'approccio alla rete come  dimensione sociale, della condivisione e della autorialità rispetto alla mera fruizione.
"...ebbene dal punto di vista tecnologico molti strumenti della rete possano apparire invariati (come forum, chat e blog, che "preesistevano" già nel web 1.0) è proprio la modalità di utilizzo della rete ad aprire nuovi scenari fondati sulla compresenza nell'utente della possibilità di fruire e di creare/modificare i contenuti multimediale.
 La possibilità di accedere a servizi a basso costo in grado di consentire l'editing anche per l'utente poco evoluto, rappresenta un importante passo verso un'autentica interazione e condivisione in cui il ruolo dell'utente è centrale.
Nel descrivere le caratteristiche del Web 2.0 si procede spesso per confronto con il Web 1.0, indicando come nel passaggio di versione gli elementi fondamentali si siano evoluti o siano stati sostituiti da nuovi. Si tratta dunque di un modo di rappresentare il Web 2.0 divulgativo e non prettamente tecnico, ma piuttosto efficace per riconoscere l'evoluzione dei sistemi su Internet...(Fonte Wikipedia)"
Ecco dunque che il Web 2.0 si configura come un’innovativa forma d’interazione dinamica tra utenti attraverso l’uso di piattaforme multifunzionali e multicanali. Gli users possono così fruire, creare e modificare contenuti multimediali diventando soggetti proattivi della rete.
Il suo predecessore, il Web 1.0, adotta un approccio statico basato sulla semplice possibilità di consultazione, ricerca e selezione dei contenuti. Se in passato solo esperti informatici potevano accedere e modificare le informazioni online, oggi con il Web 2.0 ogni utente può liberamente diventare protagonista del Web. Si fruisce dell’informazione nell’ambiente stesso in cui essa è nata.
A tale proposito riprendiamo uno dei termini distintivi del web 2.0:
 Tagging
L'attribuzione di una parola chiave (tag) ad una risorsa informativa. E' un'operazione sempre più presente sul Web per archiviare indirizzi internet, fotografie, video, documenti individuando velocemente l'argomento principale dal punto di vista degli utenti. L'uso esteso e sociale del tagging va a costituire una folksonomia, ovvero un organizzazione delle risorse costruita dal basso con modalità emergente.Viene definita solitamente social tagging. Si oppone alla tassonomia che al contrario è costruita e calata dall'alto attraverso strutture non modificabili dall'utente.

Quali le prospettive future?
Il Web 3.0, una rete non più fatta di pagine ma di veri e propri spazi tridimensionali in cui navigare.

giovedì 4 aprile 2013

Anche in Italia SPOTIFY - Una multipiattaforma social per contrastare la pirateria.

vai allo spot
Ascolto libero della Musica!

Spotify è la multipiattaforma per l’ascolto in streaming e gratuito di tutta la musica del momento e, perchè no, di altri tempi. Infatti, tramite questa piattaforma integrata con Facebook e del tutto social, è possibile ascoltare i propri brani preferiti e anche quelli selezionati dagli altri utenti, creando di volta in volta playlists.
Spotify è disponibile in tre versioni:
Spotify Free – dal tuo computer accedi gratuitamente e in modo immediato a milioni di brani musicali, con la presenza di banner pubblicitari.
Spotify Unlimited – ascolta tutta la musica che vuoi dal tuo computer senza limiti e senza pubblicità, al costo di 4,99 euro al mese.
Spotify Premium – disponibile in multipiattaforma, la tua musica è sempre con te anche offline, su tutti i dispositivi al costo di 9,99 euro al mese.
Che dire, finalmente l’Italia apre le proprie porte a questo strumento che, dal 2008, è già stato scaricato nel mondo 20 milioni di volte, che si ripromette di trovare una soluzione concreta alla pirateria, cercando le parti delle case discografiche le quali sopperiscono alle mancate vendite con i diritti spettanti dalla diffusione della loro musica tramite questa piattaforma svedese, e dall’altro lato degli utenti che rivendicano l’ascolto libero dell’arte della musica.
Bastano 5 minuti per scaricare, iscriversi al servizio per ritrovarsi nella piattaforma con interfaccia vagamente simile a Itunes e ascoltare il primo brano in streaming. Mentre per le funzioni più social “Follow” e “Discovery” e  seguire i gusti musicali dei propri amici e di diversi artisti e “celebrities” dovrete aspettare marzo.
Si può fare di tutto, insomma, tranne che scaricare musica.
Fonte

martedì 2 aprile 2013

SHARE WHAT YOU HATE!



L'odio diventa social

di Guido Malandra
Fonte: www.newsmagazine.it

 «L’odio è il piacere più duraturo; gli uomini amano in fretta, ma odiano con calma», scrisse il poeta George Byron. Ed è in questo orizzonte culturale che si inserisce Hater, la nuova applicazione per iPhone, e prossimamente anche per Android, che permette di condividere tutto ciò che si odia. L’odio diventa social e travolge cose, luoghi, persone, idee ed eventi.
Hater è un’idea di Jake Banks, uno sviluppatore che all’intero sistema dei social media , dove tutto ciò che si può fare è dire che qualcosa ti piace, ha risposto sostituendo Likes con i più realistici Hates. «Io non voglio far finta di essere quello che non sono», ha affermato Banks in un’intervista, «voglio essere una persona vera e dire: sono in mezzo al traffico e tutto questo fa schifo».
La nuova app è ancora un social per pochi avventurieri, ma, soprattutto negli Stati Uniti, comincia a prendere quota. Tra gli argomenti più votati ci sono il traffico autostradale, le file a un qualsiasi sportello, il cibo spazzatura dei fast food o Justin Bieber. Non mancano tra le cose più odiate gli adolescenti con i loro irritanti autoscatti, l’Harlem Shake e i Los Angeles Lakers.
Il funzionamento è semplice. Una volta completata la registrazione, si possono scattare e condividere status o foto di tutto ciò che non piace. L’app consente anche di applicare de filtri agli scatti, come si può fare con Instagram. Si possono infine seguire gli utenti dal pollice verso più interessanti e commentare quanto pubblicato dagli altri. E condividere tutto su Twitter o su Facebook, non per caso una delle cose più odiate.
La cromia e la grafica scelte per il sito sono decisamente noir, il colore predominante è il nero con le sue sfumature. Il simbolo invece è uno stilizzato pollice verso. Se il motto del social di Zuckerberg è «Join us», ovvero unisciti a noi, per Hater c’è un più sincero «Express yourself», esprimi te stesso. Come fosse un invito a manifestare quel lato oscuro che i social network buonisti, dove tutto è bellissimo e tutti sono fotogenici, non permettono di mostrare al mondo virtuale.
Jake Banks ha affermato di non aver creato Hater solo per alimentare uno sterile odio digitale. Anzi, nelle prossime versioni del social dovrebbe essere disponibile la funzione Hate for Good, che permetterà di generare consapevolezza intorno a un argomento detestabile, ma per cui è importante combattere. «E’ possibile odiare qualcosa a tal punto da volerla cambiare», ha spiegato l’inventore di Heater, «ovvero il totale opposto di ciò che accade quando quel qualcosa ti piace».
Hater prova a sfruttare il disagio, ma non è il solo. Dean Terry, un docente dell’Università del Texas, ha lanciato un’applicazione, EnemyGraph per collegare il proprio profilo Facebook a quello che si detesta, sia singoli utenti che pagine di vip, per monitorare l’attività senza dover suggellare l’amicizia. Ma è stato lo stesso Banks a evidenziare uno dei suoi obiettivi a medio termine, cioè trasformare Hater in una marca d’abbigliamento, aprendo anche qualche negozio. I soldi, alla fine, restano tra quelle cose che non odiano mai.