L'odio diventa social
di Guido Malandra
Fonte: www.newsmagazine.it
«L’odio è il piacere più duraturo; gli uomini amano in fretta, ma odiano con calma», scrisse il poeta George Byron. Ed è in questo orizzonte culturale che si inserisce Hater, la nuova applicazione per iPhone, e prossimamente anche per Android, che permette di condividere tutto ciò che si odia. L’odio diventa social e travolge cose, luoghi, persone, idee ed eventi.
Hater è un’idea di Jake Banks, uno sviluppatore che
all’intero sistema dei social media , dove tutto ciò che si può fare è
dire che qualcosa ti piace, ha risposto sostituendo Likes con i più realistici Hates. «Io non voglio far finta di essere quello che non sono», ha affermato Banks in un’intervista, «voglio essere una persona vera e dire: sono in mezzo al traffico e tutto questo fa schifo».
La nuova app è ancora un social per pochi avventurieri, ma, soprattutto negli Stati Uniti,
comincia a prendere quota. Tra gli argomenti più votati ci sono il
traffico autostradale, le file a un qualsiasi sportello, il cibo
spazzatura dei fast food o Justin Bieber. Non mancano tra le cose più
odiate gli adolescenti con i loro irritanti autoscatti, l’Harlem Shake e
i Los Angeles Lakers.
Il funzionamento è semplice. Una volta
completata la registrazione, si possono scattare e condividere status o
foto di tutto ciò che non piace. L’app consente anche di applicare de
filtri agli scatti, come si può fare con Instagram. Si
possono infine seguire gli utenti dal pollice verso più interessanti e
commentare quanto pubblicato dagli altri. E condividere tutto su Twitter o su Facebook, non per caso una delle cose più odiate.
La cromia e la grafica scelte per il
sito sono decisamente noir, il colore predominante è il nero con le sue
sfumature. Il simbolo invece è uno stilizzato pollice verso. Se il motto
del social di Zuckerberg è «Join us», ovvero unisciti a noi, per Hater c’è un più sincero «Express yourself»,
esprimi te stesso. Come fosse un invito a manifestare quel lato oscuro
che i social network buonisti, dove tutto è bellissimo e tutti sono
fotogenici, non permettono di mostrare al mondo virtuale.
Jake Banks ha affermato di non aver creato Hater
solo per alimentare uno sterile odio digitale. Anzi, nelle prossime
versioni del social dovrebbe essere disponibile la funzione Hate for Good, che permetterà di generare consapevolezza intorno a un argomento detestabile, ma per cui è importante combattere. «E’ possibile odiare qualcosa a tal punto da volerla cambiare», ha spiegato l’inventore di Heater, «ovvero il totale opposto di ciò che accade quando quel qualcosa ti piace».
Hater prova a sfruttare il disagio, ma non è il solo. Dean Terry, un docente dell’Università del Texas, ha lanciato un’applicazione, EnemyGraph per collegare il proprio profilo Facebook
a quello che si detesta, sia singoli utenti che pagine di vip, per
monitorare l’attività senza dover suggellare l’amicizia. Ma è stato lo
stesso Banks a evidenziare uno dei suoi obiettivi a medio termine, cioè trasformare Hater in una marca d’abbigliamento, aprendo anche qualche negozio. I soldi, alla fine, restano tra quelle cose che non odiano mai.
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